Percorso lichenologico nell'Orto botanico, tappa 6 | English
Il colorante si ottiene dalle sostanze prodotte dal partner fungino durante il metabolismo secondario. Può essere estratto bollendo il tallo in acqua, ottenendo così tinte naturali come giallo, marrone, ruggine o verde. In alternativa, frammentando il tallo e lasciandolo macerare in ammoniaca per diverse settimane, si ottengono tonalità più vivaci come rosa, rosso, porpora, malva e viola. In entrambi i casi, il colorante può essere usato per tingere lana grezza, seta, nylon, rayon e cotone.
Si narra che Ferro (o Federico) Alamanno, durante un viaggio nelle isole del Mediterraneo, notò che un lichene cambiava colore a contatto con l’urina. Intuì così il procedimento di produzione del colorante che da allora fu chiamato oricello. Tornato a Firenze, iniziò a produrre e vendere il prezioso colorante, dando inizio all’ascesa economica della sua famiglia. In seguito, i suoi discendenti entusiasti per le ricchezze che derivarono dall’oricello ne assunsero il nome, come il genere dei licheni, prima Oricellai poi Rucellai, e adottarono come simbolo una vela, un omaggio al viaggio che cambiò la loro storia.
I licheni del genere Roccella, come quelli usati da Alamanno, crescono lungo le coste rocciose esposte ai venti umidi marini e sono riconoscibili per la loro forma fruticosa, con ramificazioni sottili. In Toscana, si trovano ancora oggi lungo le scogliere tirreniche.