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Dal sapere naturalistico unitario alle collezioni “specialistiche” dislocate

Con la restaurazione del governo dei Lorena nel 1814 l’esperienza del Liceo si concluse e il Museo fu destinato ad essere luogo del “privato piacere” del granduca. Intorno al 1820 fu realizzato il “Corridoio Pocciantiano” (dal nome dell’architetto Pasquale Poccianti) che collegando il Museo a Palazzo Pitti, rappresentava un camminamento sopraelevato unico al mondo che collegava scienza e arte, proseguendo attraverso il Corridoio Vasariano che da Palazzo Pitti, passando per gli Uffizi, arrivava a Palazzo Vecchio.

Nel 1829, con la nomina del direttore Vincenzo Antinori il Museo tornò ad essere un’istituzione al servizio della scienza e della didattica pubblica.  La nascita delle nuove discipline che studiavano la distribuzione delle specie animali e vegetali rispetto al territorio determinò un forte incremento delle collezioni zoologiche e botaniche rendendo necessaria una nuova distribuzione degli spazi di via Romana. L’”illuminato favore” del granduca Leopoldo II verso le scienze naturali vide sul suolo toscano l’organizzazione di alcuni congressi degli Scienziati Italiani, molto prima dell’Unità d’Italia.

Nel 1841 si tenne nei locali del Museo il terzo Congresso degli Scienziati Italiani e nell’occasione fu inaugurata la Tribuna di Galileo, il tempio laico dedicato al grande scienziato. Il Congresso accolse l’appello del botanico palermitano Filippo Parlatore a creare un erbario generale della flora locale italiana che, raccolto in un unico luogo, avrebbe favorito lo scambio delle conoscenze scientifiche e dei reperti. Analogamente fu accolta la proposta di realizzare una “raccolta geologica e mineralogica delle varie parti d’Italia”. Il progetto fu realizzato successivamente, ridimensionato ai soli fossili, nel 1861, con la nascita della Collezione Centrale Italiana di Paleontologia, oggi custodita nella sede di via La Pira.

La fine della direzione di Antinori nel 1859 coincise con la caduta dei Lorena e la seconda guerra di indipendenza. Nello stesso anno, fondato a Firenze l’Istituto di Studi Superiori, Pratici e di Perfezionamento, il Museo diventò la sede della sezione scientifica del neonato Istituto, diventando così anche laboratorio per la ricerca oltre che luogo di raccolta e fruizione pubblica di reperti naturalistici. La direzione del Museo passò a Cosimo Ridolfi, la docenza assunse un’importanza sempre maggiore e le collezioni museali vennero affidate alla cura dei professori delle rispettive discipline.

Dal 1865, per un triennio, la direzione fu in mano al fisico Carlo Matteucci, sostenitore delle discipline sperimentali, fortemente critico rispetto ai costi del mantenimento delle collezioni naturalistiche e sull’idoneità degli spazi della Specola per la ricerca. Ebbe così inizio la settorializzazione e la specializzazione dei vari insegnamenti: la chimica e la fisica si sentivano sempre più lontane dalle scienze naturali, il naturalista - diventato zoologo o botanico, oppure geologo o mineralista - rivendicava la propria autonomia non solo scientifica e amministrativa ma, soprattutto, esigeva nuovi spazi.

Negli anni successivi le collezioni di Palazzo Torrigiani, prima sede del museo unitario, furono spostate e collocate in diversi palazzi fiorentini. Nel 1872 fu l’astronomia la prima disciplina con relativa collezione museale a migrare dalla Specola verso il nuovo Osservatorio di Arcetri. Dopo la morte di Filippo Parlatore, avvenuta nel 1877, il Museo non ebbe più un direttore e le collezioni furono aggregate ai diversi Istituti scientifici. Il Museo Zoologico rimase alla Specola, i Gabinetti di Geologia e Paleontologia e Mineralogia con le relative collezioni furono trasferiti nel 1880 nella zona di piazza San Marco, in via La Pira, dove si trovano ancora oggi. Gli Istituti di Chimica e Fisica trovarono una collocazione in via Gino Capponi, dove si trovava anche dal 1869 il Museo di Antropologia fondato da Paolo Mantegazza. Sempre nel 1880, il Giardino dei Semplici, in via Micheli, l’attuale Orto botanico, fondato nel 1545 da Cosimo I dei Medici, venne assegnato all’Istituto di Studi Superiori e divenne il luogo in cui gradualmente e lentamente furono trasferite le piante dalla Specola. I lavori furono ultimati nel 1905. Nel 1930 anche le collezioni storiche di strumenti di fisica e astronomia lasciarono la Specola per essere trasferite, nell’allora Istituto e Museo di Storia della Scienza, oggi Museo Galileo. Nel 1932, infine, il Museo di Antropologia passò dalla sede di via Capponi al Palazzo non Finito di via del Proconsolo, dove si trova ancora oggi.

Ultimo aggiornamento

13.07.2021

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