Percorso lichenologico nell'Orto botanico, tappa 2 | English
I licheni riescono a colonizzare ogni tipo di ambiente grazie a due principali caratteristiche: la regolazione costante dell’idratazione in base all’umidità esterna operata dal tallo (peciloidria) e la temporanea sospensione del metabolismo in caso di eccessiva disidratazione (criptobiosi). Queste strategie permettono loro di superare periodi anche di forte stress ambientale.
Sono organismi molto versatili, capaci di crescere su numerosi tipi di superfici, sia naturali che artificiali. Alcuni si sviluppano sul suolo (terricoli), altri sulle piante: alle nostre latitudini si trovano soprattutto sulla corteccia (corticicoli), mentre nei tropici anche sulle foglie (epifilli). Molte specie vivono su rocce (rupicoli), sia naturali che utilizzate dall’uomo, formando talli superficiali (epilitici) o interni alla pietra (endolitici). Possono colonizzare anche materiali artificiali come cartelli, panchine, vetro, cuoio o teli, mostrando un’adattabilità davvero straordinaria.
I licheni producono oltre 1000 metaboliti secondari: sostanze non essenziali alla sopravvivenza, ma fondamentali per difendersi da stress come i raggi UV o gli attacchi degli erbivori, come le lumache. I lichenologi studiano queste sostanze per identificare le diverse specie. Già nell’Ottocento si usavano gli spot test, che prevedono l’applicazione di reagenti (come la candeggina) sul tallo: se il colore cambia, è presente una determinata sostanza.
Oggi, oltre a questi test semplici, si usano anche strumenti di laboratorio avanzati come la cromatografia e la spettroscopia, per analisi più precise.
I licheni riescono a sopravvivere a differenti condizioni ambientali, contribuendo in modo silenzioso ma fondamentale al funzionamento degli ecosistemi. La loro capacità di assorbire l’umidità dall’aria e di trattenere l’acqua influisce sul microclima e sulla disponibilità idrica di molti ambienti, anche rocciosi o aridi. Inoltre, alcune specie con cianobatteri sono in grado di fissare l’azoto atmosferico, rendendolo disponibile per altri organismi. Anche nella fotosintesi i licheni partecipano al ciclo del carbonio, catturando CO₂ in periodi brevi ma frequenti di attività metabolica, quando il tallo è idratato. Sebbene molti crescano lentamente, il loro ruolo nella stabilizzazione dei nutrienti e nella colonizzazione e alterazione di superfici spoglie li rende importanti pionieri ecologici.
I licheni non sono solo vegetazione: i loro talli offrono cibo, riparo e umidità a una miriade di piccoli abitanti del bosco, come acari, collemboli, insetti, pseudoscorpioni e tardigradi. Alcune specie, come certi acari e millepiedi, si nutrono del lichene stesso; altre, come insetti e piccoli crostacei, si cibano della microfauna che lo popola.
Anche gli uccelli trovano nei licheni un alleato: ne raccolgono i frammenti per costruire e imbottire i nidi, probabilmente attratti anche dalle proprietà antibatteriche e antiparassitarie delle sostanze licheniche. Scoiattoli, ghiri e moscardini fanno lo stesso nei loro rifugi. Infine, i licheni entrano anche nella catena alimentare: vengono mangiati da lumache, larve e grandi erbivori come renne e caribù, che ne consumano grandi quantità durante i mesi freddi sfruttandone le proprietà nutritive.
Tutte le foto sono di Elisabetta Bianchi, tranne che dove diversamente indicato.