Al Museo di Antropologia, Dacia Maraini ricorda una guerra vissuta da bambina per comprendere i drammi di oggi
Conduce l'incontro Maria Gloria Roselli, curatrice del Museo.
Giovedì 26 gennaio, ore 16.30
Museo di Antropologia e Etnologia | Via del Proconsolo 12, Firenze
Aula 1 – piano terra
Ingresso libero
Aveva solo due anni Dacia quando si imbarcò con i suoi genitori nella nave che li portava in Giappone, nell'isola di Hokkaido. Suo padre Fosco aveva ottenuto una borsa di studio per la ricerca sul campo sugli Ainu, l'antico popolo dell'isola, dai costumi e tradizioni culturali molto diverse da quelli giapponesi. Cominciava un'avventura che avrebbe portato l'intera famiglia a vivere molte esperienze, alcune delle quali particolarmente tragiche. Dopo circa due anni tra gli Ainu, la famiglia si trasferì a Kyoto e poi a Tokyo, portando con sé anche il materiale etnologico degli Ainu raccolto da Fosco, che anni dopo sarà donato al Museo di Antropologia.
La data dell'8 settembre 1943 segnò il destino della famiglia Maraini, nel frattempo cresciuta con la nascita delle due sorelline di Dacia, Yuki e Toni. Ai due genitori fu chiesto di prendere le distanze dal patto dell'Italia con gli Alleati, ma i due si rifiutarono. L'atroce conseguenza di questo loro atto costò all'intera famiglia un periodo lungo, fino alla fine della guerra, di detenzione in un campo di concentramento a Nagoya. L'esperienza fu orribile per tutti loro, lasciando in Dacia, la maggiore delle figlie, ricordi e sensazioni legate alla sofferenza della fame e della privazione dei diritti.
Cosa significa vivere in un campo di concentramento a sette o otto anni? Possiamo trovare un senso o una spiegazione alle atrocità di una guerra? Chiederemo a Dacia di aiutarci a capire e a riflettere sui suoi ricordi.
L'incontro è organizzato dalla Società Italiana di Antropologia e Etnologia in collaborazione con il Sistema Museale di Ateneo