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L’applicazione dell’Indice NISECI e il monitoraggio dei laghi in Toscana

 

Il progetto di indagine
Il Museo di Storia Naturale dell'Università di Firenze, sede 'La Specola', ha partecipato ai lavori previsti dall’accordo “Caratterizzazione, classificazione e tutela della fauna ittica della toscana ai fini dell‘integrazione del piano di tutela delle acque” tra Regione Toscana e il Dipartimento di Biologia dell’ateneo fiorentino | Responsabile scientifico Alberto Ugolini.

In base a quanto previsto dalla Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60 UE, le Regioni, attraverso le loro Agenzie per l’Ambiente, determinano la qualità delle acque superficiali utilizzando come bioindicatori gli organismi acquatici quali macroinvertebrati, macrofite e diatomee.

 

Il metodo NISECI
Il metodo ufficiale, approvato in Italia nel 2017 attraverso la pubblicazione del Manuale Ispra Snpa “NISECI – Nuovo Indice dello Stato Ecologico delle Comunità Ittiche”, prevede complesse e specifiche modalità di campionamento e la successiva caratterizzazione delle popolazioni ittiche in termini di analisi di composizione, abbondanza e struttura demografica. È previsto che l’applicazione sia possibile solo su corsi d’acqua guadabili, la cui lunghezza del tratto monitorato è standardizzata e fissata dai criteri stabiliti dall’Indice. La cattura degli animali è effettuata tramite elettropesca, metodo non invasivo, a cui seguono le misurazioni di tutti gli esemplari che prima della manipolazione sono trattati con un blando anestetico. Al termine delle misurazioni tutti gli esemplari sono reimmessi in acqua, nel tratto stesso di cattura.

 

Il ruolo del Museo di Storia Naturale dell'Università di Firenze
Per quanto riguarda l’indicatore fauna ittica, previsto anch’esso dalla stessa Direttiva, ARPAT ha avviato i primi campionamenti a livello sperimentale nella primavera del 2020, su 25 stazioni scelte tra quelle della rete di monitoraggio regionale.
I corsi interessati dai campionamenti per l’applicazione dell’indice NISECI in Toscana sono poi incrementati di altri 20 nel 2022, con il supporto della sede 'La Specola' del Sistema Museale di Ateneo. Sia nel primo anno di applicazione sia nel secondo le operazioni di campo sono state coordinate per l’Università da Annamaria Nocita, curatrice della Collezione Ittiologica della Specola, che si è occupata anche della formazione in aula degli operatori ARPAT.

In base alla normativa vigente, lo stato ecologico finale di un corpo idrico è assegnato in base al più basso dei valori riscontrati tra quelli ottenuti dalle componenti monitorate, valendo il principio del one out - all out ovvero è sufficiente che uno solo dei bioindicatori monitorati tra i macroinvertebrati, le macrofite, le diatomee e i pesci appunto, restituisca un valore basso per decretarne lo stato ecologico ‘cattivo’: è importante quindi la determinazione accurata di tutte le specie catturate e una corretta applicazione dell’indice affinché eventuali errori non ricadano sulla classificazione dell’intero corso d’acqua. Da qui l’importanza dell’affiancamento del personale dell’Università agli operatori ARPAT in questa prima fase, oltre che l’arricchimento della Collezione ittiologica con campioni di varie specie, accidentalmente morti durante le operazioni di cattura. Al progetto di ricerca hanno partecipato anche borsisti e assegnisti di ricerca oltre a studenti che hanno svolto parte della loro tesi.

Tra gli obiettivi dalla Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60 UE vi è anche la caratterizzazione del popolamento ittico dei laghi e il loro stato ecologico e nel 2022 sono stati monitorati i Laghi di Bilancino, Montepulciano, Chiusi e Massaciuccoli della Regione Toscana, sempre grazie alla collaborazione tra ARPAT e Università di Firenze.

 

Le conclusioni
Per quanto riguarda sia i corsi d’acqua sia i laghi, il quadro che emerge è di una forte componente di specie aliene introdotte a scopo alieutico oppure in modo del tutto fortuito e che incide sicuramente in modo negativo sul risultato dell’indice NISECI, oltre che sulla catena trofica dei laghi dove la presenza di molte specie carnivore esotiche ha profondamente alterato la naturale composizione del popolamento ittico.

 

Referente SMA: Annamaria Nocita

Ultimo aggiornamento

15.06.2023

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