Non è tanto importante andare in un luogo, ma ciò che ci spinge a restare… resto qui perché quando in mezzo alla neve incontro un amico, lui ti guarda, poi in silenzio si avvicina, strofina il naso contro il tuo, inspira il tuo respiro, e ti capisce, sa se stai bene, e se sei felice gioisce per te.
Le parole sono di Robert Peroni, il 18 maggio ospite del Museo di Antropologia per raccontare e denunciare la drammatica situazione del popolo inuit e parlare della sua vita in Groenlandia con gli abitanti dell’isola di ghiaccio. Maria Gloria Roselli, curatrice del Museo, modera l’incontro.
Mercoledì 18 maggio, 17–19
Museo di Antropologia e Etnologia, Sala della Società
Via del Proconsolo, 12 Firenze
Ingresso gratuito. Prenotazione consigliata.
Peroni è autore a quattro mani con lo scrittore Francesco Casolo di opere di denuncia della drammatica situazione del popolo inuit.
L’evento è realizzato in collaborazione con Caritas diocesana Firenze.
Robert Peroni in Groenlandia
A 38 anni, all’apice delle notorietà come esploratore e alpinista, Peroni conduce una spedizione estrema di tre mesi attraversando la Groenlandia per 1550 km su una slitta e senza equipaggiamenti tecnologici raggiungendo Tasiilaq, una delle ultime frontiere esplorate del mondo. Qui incontra il popolo degli inuit.
Porta a termine l’impresa e resta affascinato e incuriosito da questa terra e dalla piccola comunità di abitanti.
Torna in Italia e fa la spola con la Groenlandia sempre più spesso: a caccia dell’essenzialità, della spiritualità, dell’unicità del popolo inuit.
Da 40 anni vive lì con l’obiettivo di aiutare e tutelare questo popolo senza invidia e senza senso della proprietà ad affrontare e superare il periodo di grande cambiamento: modernità e nuove tecnologie li annulleranno se non imparano a convivere con un nuovo sistema di vita.
Popolazione inuit
Gli inuit sono una popolazione che da secoli vive unicamente di cacciagione: foche, balene e orsi bianchi sono il loro naturale sostentamento, ma le nuove leggi che ne hanno vietato la caccia a fine commerciale, sia in Canada sia in Norvegia, non hanno fatto una distinzione con questo popolo che caccia solo per sopravvivenza.
Sul finire degli anni Settanta hanno inizio le battaglie degli animalisti in difesa delle foche; questo, secondo Peroni, ha portato alla distruzione dello stile di vita locale. Tacciati di crudeltà, gli Inuit sono, invece, profondamente rispettosi di quanto li circonda.
Egli descrive la caduta di un’intera società, privata dei mezzi di sussistenza e della propria dignità, del ruolo sociale e della stima di sé. La conseguenza è stata che non solo non hanno avuto più alcuna forma di sostentamento. Il sussidio che ricevono dallo stato danese se è sufficiente a livello alimentare, non lo è per un popolo che ha fondato per secoli la propria autostima sulla personale capacità di autonomia in un clima aspro al limite dell'umano.
Questo problema è maggiormente presente nei giovani che cercano lavoro allontanandosi, ma scontrandosi con culture molto diverse: in aumento sono infatti i casi di alcolismo, depressione e suicidio.
La Casa Rossa
Il primo passo di cura che Robert Peroni compie per la popolazione inuit è comprare un’abitazione: la Casa Rossa.
Negli anni l’edificio, assolve a un duplice obiettivo.
Il primo è quello di creare un punto di ritrovo sicuro e di ascolto per gli amici inuit in gravi difficoltà. La Casa è un luogo sicuro e rassicurante, dove trovare sempre qualcuno pronto all’ascolto.
Il secondo è dare loro un lavoro proponendo un’alternativa al turismo prevalente, semplice una toccata e fuga a poche ore di volo dall’Islanda, ad uso e consumo di stranieri un grandioso progetto di turismo sostenibile, l’ultima chance per gli amici inuit.
Attualmente, ci sono 70 lavoratori l’anno, tutti groenlandesi. La Casa Rossa è un simbolo, quello della possibilità di mostrare cosa sanno fare, di lasciare a bocca aperta i turisti con la loro abilità di muoversi in barca tra i ghiacci, o di guidare una slitta con i cani. ‘La Casa Rossa rende i groenlandesi fieri di sé stessi’, riflette Peroni.