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Dimora storica
Villa La Quiete

Il patrimonio artistico


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Il patrimonio artistico oggi conservato a Villa La Quiete è il risultato di una stratificazione secolare che ha determinato la formazione di un nucleo di opere molto vario e diversificato, per tipologia e cronologia.

Nei vari ambienti del grande edificio, sia quelli oggi visibili, sia quelli ancora da recuperare alla pubblica fruizione, sono conservate, spesso nella loro originaria collocazione, pitture, sculture, oreficerie e tessuti, frutto, non solo della devozione delle Montalve, e quindi derivanti dalla loro diretta committenza, ma anche da quella delle granduchesse medicee, che sempre protessero e favorirono il conservatorio. Altri oggetti e arredi pervennero alla congregazione attraverso donazioni, eredità.

Da San Jacopo di Ripoli a La Quiete
Nel 1886, con la chiusura dell’educandato di via della Scala, le Ancille di San Jacopo di Ripoli si riunirono alle loro consorelle della Quiete. Questo ricongiungimento ebbe notevoli conseguenze sul patrimonio artistico della Villa, poiché fu allora che vi giunsero  molte delle opere d’arte dei tre complessi da cui era transitata la congregazione fiorentina: il convento di via dell’Amore, e quelli di Sant’Agata e di San Jacopo.

Da quest’ultimo in particolare proviene il nucleo artistico più antico ed importante della villa, ovvero le grandi pale cinquecentesche di Ridolfo del Ghirlandaio (ad esempio lo Sposalizio mistico di Santa Caterina e Santi, 1508 ca.), di Michele Tosini (Santa Maria Maddalena e suora domenicana, una tavola che reca al centro il Crocifisso ligneo di Baccio da Montelupo), e di Sandro Botticelli. L’ Incoronazione  della Vergine (1500 ca.), riferibile a questo artista e alla sua bottega, era in realtà appartenuta al convento francescano di Montevarchi, ma venne consegnata alle Montalve di via della Scala, al tempo dell’occupazione francese a Firenze, in sostituzione della pala di uguale soggetto che Ridolfo del Ghirlandaio aveva dipinto per la chiesa del monastero, requisita dagli emissari napoleonici per essere inviata al Louvre. Facevano parte della chiesa di Ripoli anche le lunette di Giovanni e Marco della Robbia (il Noli me tangere e l’Incredulità di San Tommaso), oggi esposte nella cosiddetta Sala delle Robbiane della Villa (un tempo sala di ricevimento dell’educandato). Queste lunette invetriate sormontavano, inserite in eleganti altari in pietra serena, le pale un tempo collocate nella chiesa.


Le granduchesse a La Quiete
Per quanto riguarda i legami tra le granduchesse e le Signore Montalve, questi si tradussero in importanti iniziative a favore del convento, risultato dell’armonioso incontro tra la profonda religiosità delle donne Medici e quella della congregazione. Del resto la Villa, prima di diventare dimora di Eleonora e delle sue compagne, era stata acquistata da Cristina di Lorena, vedova di Ferdinando I de’ Medici, che ne aveva fatto il suo luogo di ritiro facendo realizzare, dal talentuoso pittore toscano Giovanni da San Giovanni, in una galleria al primo piano, un affresco con l’allegoria della Quiete che pacifica i Venti che fornì, da allora (1632) in avanti, il nome alla Villa. L’interesse nutrito dalla casata regnante continuò con la devotissima Vittoria della Rovere, moglie di Ferdinando II de’ Medici, che, oltre a ornare la Villa con dipinti provenienti dalle collezioni di famiglia, emanò nel 1679 un motuproprio con il quale poneva sotto la sua protezione  e quella della “Serenissima Casa e soprattutto delle Serenissime Granduchesse che ci succederanno”, la congregazione delle Minime Ancille della Santissima Trinità, il nome adottato dal gruppo delle Montalve che dimoravano alla Quiete.

Fu soprattutto per l’interessamento di Vittoria che il convento fu dotato, tra il 1686 e il 1688, della spaziosa chiesa, oggi facente parte del percorso di visita del complesso, dove, a onorare la granduchessa, fu realizzata la memoria funebre a lei dedicata, con al centro il  busto in marmo che la ritrae, scolpito, su incarico di Cosimo III de’ Medici, dal più importante scultore granducale del periodo tardo barocco, ovvero Giovan Battista Foggini. Nella stessa chiesa qualche anno prima, nel 1689, era stato traslato il corpo di Eleonora Ramirez di Montalvo, morta nel 1659 ma sepolta, mancando allora una chiesa alla Quiete, nel convento fiorentino della congregazione. Il monumento venne realizzato al momento del trasporto della salma nella nuova chiesa, mentre il busto in terracotta dipinta che vi è incastonato  dovette essere modellato da un ignoto plasticatore fiorentino poco dopo la morte di Eleonora.

Ma colei che più di tutte le sue antecedenti determinò l’aspetto che La Quiete conserva in parte ancora oggi, fu Anna Maria Luisa de’ Medici, Elettrice Palatina e ultima della sua famiglia. Ritornata a Firenze da Düsseldorf nel 1716, dopo essere rimasta vedova, la principessa promosse importanti lavori di ampliamento nella Villa che aveva eletto, seguendo l’esempio dell’amata nonna Vittoria, a suo luogo di ritiro per svariati mesi dell’anno. All’iniziativa dell’Elettrice di debbono dunque l’ampliamento della Quiete e soprattutto la creazione del grande giardino (tra il 1724 e il 1727) che ancora la caratterizza e che fornì a questo luogo l’aspetto e la grandiosità di una vera e propria villa medicea. 

Anna Maria Luisa, inoltre, commissionò per i cori della chiesa numerosi dipinti di soggetto sacro e si fece allestire un appartamento, prospiciente il giardino, formato da anticamera e camera al primo piano e da due sale  a terreno. Questi due ambienti furono completamente affrescati, nel 1726, da Benedetto Fortini e Filippo Giarré con raffigurazioni illusionistiche che simulavano l’apertura su paesaggi reali o immaginati. Così se nella prima sala compaiono le raffigurazioni di tre importanti ville medicee, Pratolino, Poggio a Caiano e Poggio Imperiale, a sottolineare il nuovo legame della Quiete con  altre importanti residenze medicee, nella seconda i capricci prospettici arricchiti da piante, animali e simboli araldici sottolineano il legame di queste stanze con il giardino e  con la decorazione naturalistica tanto amata dai Medici.

Con la morte dell’Elettrice nel 1743 si chiudeva il periodo più artisticamente significativo di Villa La Quiete che ancora in parte conserva l’aspetto che volle conferirle l’ultima rappresentante della dinastia fiorentina.

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