Al di là degli aspetti avventurosi o romantici, il viaggio di Beccari e Doria è nato con obiettivi scientifici: ogni aspetto della vita in foresta viene organizzato con pragmatismo, l’organizzazione del lavoro è scrupolosa e punta ad ottenere i massimi risultati nonostante le condizioni ambientali disagevoli.
I due ricercatori, e poi più a lungo il solo Odoardo, benché giovanissimi, si muovono con la piena consapevolezza di quel che occorre fare perché i rilievi, le misurazioni e i campionamenti possano produrre un significativo progresso delle conoscenze sulla natura del Borneo. Lo fanno avvalendosi di un’importante schiera di (quasi) anonimi aiutanti (portatori, cacciatori, persone “reclutate” sul posto tra gli indigeni), ma impegnando in primo luogo sé stessi nelle attività pratiche di ogni giorno.
Ogni giorno andavamo nella foresta che avevamo a pochi passi dietro la casa, raccoglievamo tutto ciò che trovavamo d’interessante, tenevamo vari cacciatori fissi per conto nostro, e i nativi portavano a noi ogni animale che venisse preso nei contorni. Facemmo varie gite nelle vicinanze od a poche giornate da Sarawak; cominciammo ad imparare il malese, la lingua predominante, e facemmo la conoscenza dei Dajacchi, ritenuti come i veri aborigeni (...) Là passai alcuni mesi, i più belli della mia vita nella più grande solitudine in mezzo ad una foresta vergine, alternando il raccogliere col descrivere e disegnare le forme bizzarre di quella magnifica vegetazione.
Odoardo Beccari, 1868
I principali problemi del naturalista-raccoglitore sono la logistica (come e quando raccogliere, trasportare, conservare e poi spedire in Italia l’enorme quantità di reperti di ogni genere raccolti in una terra vastissima e quasi priva di strade), e l’urgenza di stabilizzare i campioni perché la muffa, gli insetti e il fattori climatici non li distruggano in poche ore. Quali che siano gli stratagemmi utilizzati per risolverli e nonostante qualche intoppo, i due riescono quasi sempre a risolverli in modo egregio e non mancano di compiacersene.
Oggi questa rigorosa ma fredda descrizione del “prelievo” e dell’appropriazione di oggetti naturali può apparirci anacronistica, in effetti la ricerca tende a pratiche più sostenibili e rispettose delle risorse e dell’ambiente. Tuttavia la conoscenza scientifica, anche quella svolta per scopi conservativi, allora come oggi non può prescindere dall’osservazione diretta e dallo studio approfondito e prolungato degli “oggetti naturali”, e non sempre, non per tutti gli obiettivi, per raggiungerla si hanno tempo e strumenti sufficienti per esaurirla sul campo…
La sera ritrovo Doria non troppo bene in salute, ma soddisfatto nondimeno del modo come aveva impiegato il suo tempo. Una bella serie di pelli di animali, e varj barattoli pieni di rettili, insetti, ecc., in alcool, rendevano testimonianza della sua attività.
Odoardo Beccari, 1902