Purtroppo, a morire sotto i colpi di fucile, in quei giorni, questo individuo non fu l’unico. Leggendo le pagine del libro di Beccari si comprendono i motivi della caparbietà con cui lo studioso aveva cercato di procurarsi il maggior numero possibile di spoglie della grande scimmia. Da un lato c’era, certamente, l'interesse ad appropriarsi di campioni di una delle specie più tipiche ed esclusive di quelle foreste, probabilmente aumentato dalla responsabilità di portare a Doria, secondo gli accordi, i reperti zoologici che non poteva più procurarsi di persona.
Dall’altro, però, occorre ricordare che all’epoca di Beccari, dell’orango - degli oranghi - si sapeva assai poco, non era neppure chiaro se le tante forme assunte dall’animale, che oggi sappiamo dipendere dal sesso e dall’età, dovessero riferirsi a specie distinte. Per capirlo bisognava, nell'ottica di allora, confrontare tra loro numerosi reperti: ecco perché Odoardo puntava alla quantità oltre che alla qualità. Così, dopo mesi di ricerca, imbattutosi finalmente in una popolazione di queste placide scimmie, Odoardo ne fece letteralmente strage.