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Le collezioni mineralogiche che tornano ad essere ospitate nel Museo della Specola dopo oltre un secolo e mezzo di “esilio” rappresentano un patrimonio di eccezionale interesse storico e scientifico.
Nell “Imperiale e Reale Museo di Fisica e Storia Naturale” di via Romana, aperto alla pubblica fruizione il 21 febbraio 1775 dal Granduca Pietro Leopoldo di Lorena, trovarono ospitalità molti pregevoli campioni provenienti dalle collezioni raccolte dai Medici tra il XV e il XVIII secolo, tra cui alcuni oggetti in pietre dure (lapislazzuli, giade, diaspri, agate…) di eccezionale fattura acquisiti da Lorenzo il Magnifico e forse, addirittura, dal padre Piero il Gottoso. A questo nucleo originario delle collezioni mineralogiche della Specola è stata dedicata un’apposita sala del nuovo percorso espositivo.
Fanno altresì parte delle collezioni (e sono esposti nel percorso espositivo) altri reperti di straordinario valore storico, come quelli riferibili alla raccolta che il grande scienziato e Padre della moderna Mineralogia Niels Stensen (Niccolò Stenone) mise insieme nella seconda metà del Seicento dietro incarico del Granduca Cosimo III.
Dopo alterne vicende, le collezioni mineralogiche del Museo di Storia Naturale di Firenze furono trasferite nel 1881 nella sede di via La Pira per ritornare, adesso, dopo oltre un secolo, nella loro sede originaria.
Il percorso espositivo del nuovo allestimento, articolato in sei sale, consente di ammirare bellissimi campioni, alcuni davvero unici al mondo: gli enormi cristalli di topazio, acquamarina, le acquamarine, le tormaline dell’Elba e del Brasile, i campioni di ematite e pirite dell’Elba e della Toscana meridionale… Un gioco fantastico di colori e di forme: le più svariate, in grado di appagare il gusto estetico di ogni visitatore, indipendentemente dalle proprie conoscenze scientifiche.
Dopo una prima sezione dedicata alle meteoriti e all’evoluzione dei minerali a partire dalla nascita del nostro Pianeta, si entra nella Sala dedicata ad illustrare le proprietà e la classificazione dei minerali. Sotto ogni vetrina vi sono due cassetti: chi lo desidera, potrà aprirli e trovare spiegazioni scientifiche di dettaglio sui campioni sopra esposti (cassetto di sinistra) o racconti, storie, vicende curiose in quello di destra. Questo allestimento intende ricollegarsi idealmente alle modalità espositive, davvero all’avanguardia, del museo illuminista di Pietro Leopoldo, nella cui sezione dedicata alle cere anatomiche ogni teca possiede un cassettino contenente la riproduzione e una spiegazione della cera corrispondente.
Attraverso un corridoio in cui sono esposti strumenti scientifici e ricordati alcuni dei grandi protagonisti della storia della mineralogia fiorentina, si accede alla sala dedicata ad illustrare la mineralogia italiana attraverso l’esposizione di pregevolissimi campioni di grande bellezza, dallo zolfo nativo della Sicilia ai minerali della collezione elbana.
Il percorso prosegue con un’immersione in una sorta di “Wunderkammer” che raccoglie splendidi reperti della Collezione di pietre lavorate di epoca medicea
Si ritorna quindi alla sala di partenza e, attraverso un percorso dedicato, vengono illustrate alcune delle infinite applicazioni dei nostri minerali per soddisfare i bisogni della nostra Società, con un particolare accento sulla necessità irrinunciabile di uno sfruttamento eticamente e socialmente sostenibile.
La nuova sezione “Arte e Scienza: modelli didattici” si compone di 7 sale tematiche, ricavate all’interno di altrettanti vani al secondo piano dell’edificio, per un totale di oltre 200 m2 di nuovo spazio espositivo. La novità più significativa per il pubblico è rappresentata dalla collezione delle cere botaniche fiorentine, costituita da piante, frutti e tavole di anatomia, istologia e patologia vegetale di eccezionale realismo e straordinaria bellezza, che dopo oltre un secolo, torna ad essere visitabile. Il percorso, che illustra la genesi e il valore didattico dei modelli naturalistici e anatomici, accompagna i visitatori attraverso una linea cronologica e narrativa a partire dal Seicento, con una sala dedicata alle opere di Gaetano Giulio Zumbo, comprendente i teatrini allegorici barocchi; passando alla produzione dell’Officina ceroplastica fiorentina, fondata nel 1771, con opere di grande valore quale la nota Venere smontabile e il tronco di giovane di Luigi Calamai e con la già citata, straordinaria, collezione di piante e frutti in cera esposta in un allestimento particolarmente suggestivo e coinvolgente. Il percorso prosegue attraverso due sale dedicate ai modelli ingranditi, con un ricco repertorio di tavole di anatomia e fisiologia vegetale, la cui produzione ebbe inizio a seguito dei progressi in campo ottico dovuti a Giovan Battista Amici; i dipinti di natura morta di Bartolomeo Bimbi e infine una sala dedicata ai modelli naturalistici e anatomici prodotti in materiali diversi dalla cera, tra cui due statue anatomiche e altri modelli smontabili in legno, testimonianza di una limitata produzione della stessa Officina del Museo, e una statua anatomica in cartapesta opera di L. T. J. Auzoux, oltre a realizzazioni in vetro, in gesso e in altri materiali.
Alle sette sale che compongono la nuova sezione denominata “Arte e Scienza”, si aggiunge un’ottava sala, situata anch’essa al secondo piano ma all’opposto del vestibolo, che ripropone l’allestimento storico delle cere di anatomia comparata, con l’esposizione di opere da vari anni non fruibili. Questa sala rappresenta l’ingresso al percorso storico del Museo, dedicato alle cere anatomiche e alla zoologia.