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Via Giorgio La Pira 4, Firenze | Mappa
La sede di Botanica è uno spazio delicato e sensibile agli agenti esterni: le collezioni sono aperte al pubblico solo per motivi di Ricerca.
Botanica è la parte più delicata del Museo perché al suo interno non ci sono piante vive, ma collezioni di piante essiccate provenienti da tutto il mondo.
È una raccolta di piante pressate essiccate e fissate con vari metodi assieme a etichette che ne indicano i dati di raccolta su fogli di carta di misura standard. Un erbario assicura lo studio delle piante senza limiti di tempo, stagione o clima, preservandone durevolmente forma e struttura. È un archivio di informazioni sul mondo vegetale, che può ospitare migliaia di campioni in spazi ristretti, differenziandosi così da un Orto botanico. Alcune piante o parti di piante, come semi o frutti, non si prestano alla compressione e all’essiccazione: questi materiali vengono conservati a secco in barattoli o in alcool, a costituire collezioni di complemento all’erbario.
Tra i campioni conservati in una collezione naturalistica i più importanti sono i cosiddetti “tipi”, cioè quelli utilizzati per descrivere per la prima volta una specie vegetale. Negli Erbari fiorentini questi “modelli” di riferimento sono già diverse migliaia e vengono tutti identificati da cartelle di colore differente.
È il più grande erbario italiano, e tra i primi 10 al mondo per numero di campioni.
La sua fondazione si deve al medico e botanico siciliano Filippo Parlatore, chiamato a dirigerlo nel 1842 dal Granduca di Toscana Leopoldo II di Lorena. Da allora l’Erbario è cresciuto in modo costante: è un erbario cosiddetto "aperto", con acquisizioni continue di campioni vegetali.
Esso contiene la collezione delle piante a seme (Erbario fanerogamico) e quella degli organismi privi di fiori e semi come muschi, felci, alghe, funghi e licheni (Erbario crittogamico). Esiste anche un deposito che contiene centinaia di migliaia di campioni ancora poco o mai studiati.
L’Erbario è un formidabile archivio di biodiversità vegetale. In esso sono infatti conservate anche piante raccolte in località dove oggi non esistono più o sono in stato critico di conservazione. Il prosciugamento di una palude, ad esempio, comporta la scomparsa tutte le piante legate all’ambiente acquatico e, in assenza di reperti d’erbario raccolti in quel luogo, è molto probabile che oggi non ne resti traccia. Questa è una delle ragioni che rende vitale l'importanza dell'Erbario Centrale Italiano e, più in generale, della memoria conservata negli erbari nel mondo.
La sede di Botanica ospita erbari storici chiusi di importanza internazionale e di inestimabile valore scientifico. Sono detti "chiusi" perché conservati nella dimensione e struttura in cui furono acquisiti originariamente.
Erbario Anonimo Toscano già Erbario Merini (1543-45) – uno dei primi erbari al mondo
Erbario Cesalpino (1563) – il primo erbario sistematico al mondo
Erbario Micheli-Targioni (inizio 1700 - metà 1800)
Erbario Webb (fine 1700 - fine 1800)
Erbario Beccari della Malesia (1865-1878)
Erbario Beccari delle Palme (fine 1800 - prima metà 1900)
Erbario Pichi Sermolli (1900)
circa 5 milioni di campioni negli Erbari fiorentini
circa 20 mila tipi digitalizzati
"Tipi" sono i campioni sui quali è descritta per la prima volta una specie vegetale. Gli esemplari “tipo” sono digitalizzati e resi disponibili online alla comunità scientifica. I tipi digitalizzati provengono da: Asia 38% - Europa 22% - Africa 16% - Americhe 12% - Oceania 11%
Lorenzo Cecchi | Erbario Centrale Italiano, collezioni ancillari, disegni e fotografie
Anna Donatelli | Erbario Centrale Italiano
Lorenzo Lastrucci | Erbario Centrale Italiano, collezioni ancillari
Chiara Nepi | Collezioni storiche, modelli botanici, dipinti, libri e documenti
L'attività di catalogazione e ricerca dell'Erbario di Firenze raccontata nel video di Florintesa
Ultimo aggiornamento
10.03.2023