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Fusto sterile di E. telmateia (Foto: Francesco Cantini)
Particolare del fusto sterile: alcuni nodi ricoperti da guaine fogliari scure e da cui si originano i rami verdi, disposti in verticilli (radialmente attorno al fusto) (Foto: Francesco Cantini)
Tipica specie di habitat da poco a molto umidi fino a paludi ed acquitrini da 0 a 1500 m s.l.m.
Grazie alla diversità dei luoghi in cui si adatta a vivere, si ritrova pressoché ovunque: dai prati più freschi, ai boschi misti (come specie di sottobosco) fino alle aree più aperte, come argini fluviali o massicciate con qualche presenza di acqua di falda. È presente senza particolari lacune in tutto il territorio nazionale.
Specie che siamo abituati a vedere ovunque, ma non tutti sanno che può avere anche degli usi culinari molto interessanti e inaspettati!
Germogli (di fusti fertili): essi sono i tipici getti cilindrici di colore marrone chiaro (perché privi di clorofilla), che germogliano all’inizio della primavera e che a maturazione porteranno le strutture riproduttive della pianta. Per l’uso culinario è necessario fare attenzione a raccogliere solo i germogli più giovani ed eliminare tutte le guaine che li ricoprono e le parti apicali.

Germogli (privati delle guaine), solo cotti, bolliti e usati in zuppe o minestre (insieme ad altre verdure)→(collegamento pagina ricette “zuppe e minestre”), trattati come asparagi oppure anche per fare delle particolari polpette o sformati.
Maggiormente noto ai più è il trattamento degli equiseti per estrarre principi attivi, utili a scopo curativo; e il telmateia non è da meno!
Contenendo sali minerali di diversi elementi (quali ferro, calcio, magnesio e potassio) e molte altre molecole organiche più complesse, sin dal passato era conosciuto dalla medicina popolare e dai contadini come una sorta di integratore naturale. Con le parti aeree di questa pianta si possono fare decotti, tinture o polveri (queste ultime previa essiccazione) da usare in vari modi a seconda delle situazioni: come astringente, come rimedio curativo antinfiammatorio per le tubercolosi polmonari, per reintegrare i sali minerali persi con le fatiche della giornata, ma anche come cicatrizzante emostatico (rallenta la fuoriuscita di sangue dalle ferite, favorendo la cicatrizzazione). Infine, può essere uno dei componenti di creme antirughe.
Attenzione comunque a farne sempre uso solo previo consiglio di un esperto erborista.
Possibili confusioni
Essendo gli esemplari di questa famiglia abbastanza simili tra loro, occorre fare attenzione a non confondere, per esempio, E. telmateia con E. arvense (che nell’aiuola è accanto a E. telmateia), che in ogni caso non ci deve preoccupare, perché anch’esso è commestibile e usato in fitoterapia. Più pericolose, invece, potrebbero essere le possibili confusioni con altre specie, perché, a parte i due precedenti, gli altri non sono commestibili e alcuni possono essere addirittura tossici o comunque solo utilizzabili in farmacopea.
Il telmateia può essere distinto per la maggiore altezza e dimensione del fusto (40 cm per 1-2 cm di diametro) rispetto all’equiseto arvense che è più piccolo. Invece, la distinzione con E. ramosissimum (non commestibile) avviene su base ecologica, dal momento che questa specie è tipica di luoghi aridi e ruderali come le massicciate ferroviarie.
Nota: le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare. Raccogliere solo quando si è certi dell’identificazione della pianta e solo in luoghi salubri e lontani da fonti di inquinamento. Non raccogliere quantità eccessive per evitare di impoverire le popolazioni naturali, specialmente nel caso di specie poco comuni.