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Botanica

Collezioni ancillari

 

 

Di notevole importanza scientifica e storica sono le collezioni che integrano quelle degli erbari. Per ciascuna collezione sono disponibili approfondimenti monografici dal volume a cura di Mauro Raffaelli "Il Museo di Storia Naturale dell'Università degli Studi di Firenze : Le collezioni botaniche", edito dalla Firenze University Press (saggi di Piero Cuccuini, Chiara Nepi e Guido Moggi).

Carpologica
Con il termine 'carpoteca' è indicata una collezione di reperti vegetali che, per le loro dimensioni o forma o particolare delicatezza, vengono conservati in barattoli o scatole. Con i suoi circa 14mila campioni la Carpoteca delle collezioni botaniche è la più grande in Italia, nonché una delle più importanti al mondo sia dal punto di vista scientifico che storico.

Cecidiologica
Dalla fine dell'Ottocento sono nate collezioni di galle o cecidi, ovvero protuberanze prodotte sulle piante da punture di acari e insetti o dall'attacco di funghi e batteri. La collezione è divisa in due parti: una generale, aperta all’ingresso di nuovi campioni, costituita da materiale per lo più di provenienza toscana; l’altra è la Cecidiotheca Italica che conta 575 campioni conservati in buste spillate a fogli d’erbario.

Etnografica
Comprende raccolte di manufatti e derivati di origine vegetale, come preparati farmacologici, tinture, tappeti, corde, cappelli, fibre, ventagli, ceste, carta etc. L'origine della collezione risale a Filippo Parlatore, che si preoccupò di affiancare agli erbari veri e propri una raccolta di prodotti che fosse utile a illustrare l'uso delle piante nella vita quotidiana delle popolazioni delle varie parti del mondo.

Paleobotanica
I resti fossili delle piante sono un fondamentale documento per comprendere i cambiamenti che avvenuti nel mondo vegetale dall'era Paleozoica ad oggi.
La collezione di fossili vegetali fu iniziata da Filippo Parlatore e si accrebbe notevolmente tra il 1843 e il 1874. Oggi comprende più di 8mila campioni anche grazie a recenti acquisizioni (a partire dalle indagini nei depositi lignitiferi del Valdarno superiore).

Palinologica
Le raccolte di granuli pollinici (palinoteche), conservati al naturale in provette o come preparati microscopici inclusi in resine o altri mezzi, sono utili strumenti comparativi per studi di paleoecologia, archeologia e allergologia. La collezione comprende 849 pollini identificati, più alcune decine da determinare.

Spermologica
I semi sono organi importanti per la pianta in quanto provvedono alla protezione e alla salvaguardia dell'embrione in vista della futura germinazione. Costituiscono anche un buon elemento diagnostico per identificare le varie specie vegetali.
La collezione di semi di Botanica conta un totale di 2.800 campioni. Da ricordare quelli raccolti da padre Giuseppe Giraldi, missionario in Cina fra il 1888 e il 1901.

Teratologica
Tra le sue collezioni meno conosciute il Museo ne conserva anche una di teratomi o "mostruosità" botaniche, costituita cioè da campioni vegetali che presentano organi deformati, appiattiti, con parti fuse o accresciute in modo atipico o esagerato. Queste stranezze appresentano spesso tracce di anomalie genetiche o dell'attacco di virus o altri patogeni. L'Erbario Teratologico è costituito da 45 pacchi.

Xilologica
La Sezione conserva una collezione di legni tra le più grandi d'Europa, di fatto l'unica presente nelle istituzioni universitarie italiane. Il nucleo iniziale della xiloteca risale ai primi anni del Museo granducale e fu poi notevolmente incrementata sotto la direzione di Filippo Parlatore. Oggi si contano quasi 5.500 campioni provenienti da tutto il mondo, con numerose serie di duplicati, per un totale di circa 30mila reperti.
Nuovi ripiani per un agevole accesso, una maggiore visibilità del materiale e un'organizzazione secondo l’ordine sistematico – utilizzato anche per i campioni di piante essiccate presenti nell'Erbario Centrale: sono queste, in breve, le novità del recente ri-allestimento che ha coinvolto circa i 2/3 dei campioni di legni.

Referenti delle collezioni Lorenzo Cecchi | Lorenzo Lastrucci

 

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